Ripresa dei licenziamenti, mancata ripresa e dubbi sul futuro gli ingredienti del prossimo autunno caldo

di Alessandro Alongi

Luglio è sinonimo di vacanze, anche se, in tempo di Covid, gli italiani faticano a tornare alla normalità.

Secondo l’ultima indagine Euromedia Research, il 30,8% degli intervistati è già andato in ristoranti, cinema o si è concesso un aperitivo al bar, mentre il restante 60%, invece, si divide tra chi lo farà a breve e chi, ancora, non ha intenzione di frequentare luoghi pubblici. I timori per un nuovo contagio sono ancora forti, e a farne le spese è principalmente il circuito economico. Nonostante i bonus varati dal Governo guidato da Giuseppe Conte, meno della metà del campione pensa di andare in vacanza, a causa delle preoccupazioni innescate dalla possibile presenza del famigerato virus nell’aria.

Ma per un ritorno alla vita di sempre è necessario anche avere la possibilità di fare progetti e programmi sul futuro. Cosa difficile leggendo le ultime rilevazioni statistiche.

Secondo i dati resi noti qualche settimana fa dall’ISTAT, nel primo semestre 2020 la ricchezza nazionale prodotta è crollata del 5,3%, il tasso di inflazione è negativo, quello sull’occupazione risulta sfavorevole con una marcata diminuzione della forza lavoro e caduta del tasso di attività. Non arrivano sentori positivi nemmeno per la prossima metà dell’anno: le previsioni dell’Istituto di via Cesare Balbo, infatti, annunciano una forte contrazione dell’attività economica, che solo in parte sarà recuperata nel 2021.

Il bollettino di guerra prosegue; secondo le rilevazioni di Bankitalia, più di un terzo degli intervistati dichiara di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di tre mesi in assenza di ulteriori entrate, falcidiate nei mesi scorsi dal Covid.

Ma, come se tutto ciò non bastasse, un campanello d’allarme arriva anche dal calendario: il 17 agosto prossimo, infatti, avrà termine il blocco dei licenziamenti stabilito per decreto dal Governo. In caso di mancata proroga (la qual cosa, molto probabilmente, dovrebbe avvenire proprio in questi giorni) migliaia di lavoratori rischiano di trovarsi per strada – e senza ammortizzatori sociali – già dai primi giorni di settembre.

Per loro si profila una proroga almeno sino a fine anno, ma molti credono che tali iniziative avranno come effetto soltanto quello di allungare (artificialmente) l’agonia di un mercato del lavoro ormai asfissiato e in ginocchio a causa dello stallo economico.

Se si volesse specificare un indicatore capace di meglio rappresentare gli effetti emotivi della pandemia e la correlata fiducia riposta in una ripresa di coraggio, forse varrebbe la pena tenere in considerazione l’allarme lanciato dall’Ordine nazionale dei farmacisti, il quale ha registrato un aumento sulle vendite di ansiolitici e psicofarmaci nel nostro Paese, trend in continua ascesa proprio dal marzo scorso.

Una bomba sociale, dunque, pronta ad esplodere in autunno (o al massimo a gennaio), e che gli organi di governo hanno l’obbligo di disinnescare. Nelle stanze di Via XX settembre sono allo studio un mix di iniziative volte a tamponare l’emergenza, una tra tutte quella che prevedrebbe una decontribuzione sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato.

Ma il tempo sta per scadere e, mentre a Roma si discute, Sagunto è prossima ad essere espugnata.