Humane Society International: salvati quasi 200 cani

Humane Society International salva quasi 200 cani da un allevamento della Corea del Sud

Humane Society International è attiva per aiutare gli allevatori di cani da carne a cessare una volta per tutte l’attività. Stavolta ha tratto in salvo circa 170 cani da un allevamento ad Haemi trasferendoli negli Stati Uniti e in Canada. Qui verranno accolti da alcuni rifugi partner di HSI, che li assisteranno fino alla loro adozione.

I cani salvati erano precedentemente tenuti in condizioni pietose fino a quando l’allevatore Il-Hwan Kim si è rivolto ad HSI. La volontà di smettere di allevare cani da carne è giunta dopo 40 anni di attività in questo settore. Si tratta del diciassettesimo allevamento di cani che l’organizzazione internazionale per la protezione degli animali chiude definitivamente.

Quella dell’allevatore Kim è una storia sempre più comune. Infatti, in Corea del Sud l’opposizione a questo commercio è in forte aumento e per gli allevatori non è più così semplice guadagnarsi da vivere. In totale, gli animali che stanno per lasciare la Corea del Sud diretti verso una nuova vita sono 196. Ai 170 recuperati se ne aggiungono altri 26 tratti in salvo da HSI durante un’operazione precedente, ma che non potevano viaggiare a causa delle restrizioni sanitarie.

L’operazione si è svolta nel pieno rispetto delle misure di sicurezza legate al Covid-19. La squadra di Humane Society International ha rispettato quarantena obbligatoria prima di poter avviare le operazioni di salvataggio. Dopo la chiusura dell’allevamento, sono stati effettuati test veterinari per escludere la presenza del virus H3N2 (influenza canina) e somministrare i vaccini contro la rabbia, il DHPP, il coronavirus canino, il cimurro e il parvovirus. I cani hanno osservato una quarantena di almeno 30 giorni prima di ricevere l’idoneità per il trasporto all’estero.

HSI spera che le attività di sensibilizzazione e le adozioni a lieto fine all’estero, possano gradualmente convincere sempre più sudcoreani ad adottare gli animali. Ciò permetterebbe ai cani di rimanere nel paese, senza bisogno di essere sottoposti a viaggi intercontinentali.

Il sondaggio commissionato dalla divisione coreana di Humane Society International

Un nuovo sondaggio svolto in Corea del Sud evidenzia il crescente sostegno per un divieto al consumo di carne di cane. L’84% degli intervistati afferma appunto di non mangiarne e quasi il 60% è a favore di misure legislative. Il sondaggio, condotto dalla Nielsen e commissionato dalla divisione coreana di Humane Society International, è stato pubblicato proprio il giorno del suddetto salvataggio.

Come dimostra il sondaggio Nielsen/HSI, la maggior parte dei sudcoreani non consuma carne di cane e sempre più persone vede i cani come animali da compagnia. Infatti, negli ultimi due decenni, il loro ruolo nella società coreana è molto cambiato e i proprietari di animali domestici sono aumentati. Sono circa 5,9 milioni le famiglie (il 31%) che vivono con un compagno a quattro zampe. L’aumento, in particolare tra i giovani coreani, ha allo stesso tempo favorito un maggiore interesse per il benessere degli animali e una minore accettazione per il consumo di carne di cane.

Dal sondaggio emergono inoltre i seguenti dati:

  • L’84% dei sudcoreani non ha mai consumato carne di cane o afferma di non essere disposto a consumarla in futuro.
  • Il 59% dei sudcoreani è a favore di un divieto sulla carne di cane. Tale numero è in aumento del 24% rispetto al 2017 e con il 41% della popolazione contraria, si registra l’opposizione più bassa di sempre a tale divieto.
  • Il 57% dei sudcoreani ritiene che il consumo di carne di cane dia un’immagine negativa della Corea, dato in aumento rispetto al 37% del 2017.

Negli ultimi tempi, la sofferenza dei cani e le condizioni antigeniche negli allevamenti hanno ricevuto maggiore visibilità sui media sudcoreani, contribuendo ad aumentare i pareri favorevoli ad un divieto sulla carne di cane. I reportage televisivi sugli sforzi delle associazioni locali sudcoreane e sulle attività di Humane Society International sono stati fondamentali per puntare i riflettori su questa industria crudele che ancora coinvolge circa due milioni di cani.

Fonte immagine: Comunicato Stampa HSI

Michele Mattei

Nato a Tivoli nel 1994, dopo il diploma di maturità scientifica si è laureato in Comunicazione Pubblica e d’Impresa e in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo presso la facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Appassionato di storia e di sostenibilità, attualmente scrive articoli per diverse testate e si occupa di volontariato con il Servizio Civile Nazionale in ambito sociale, culturale e ambientale.