“Libra”: ecco la rivoluzione del denaro

Facebook lancia la propria moneta: via libera a “Libra” e alla rivoluzione del denaro

Tanto tuonò che, alla fine, piovve. Facebook si appresta a dare il via libera a “Libra”, la prima moneta tutta elettronica da utilizzare per pagare servizi, effettuare acquisti e regolare conti direttamente dalla piattaforma del Social americano, tramite Messenger o con WhatsApp (anche queste due applicazioni di proprietà dell’azienda di Menlo Park). 

Secondo le ultime indiscrezioni già nel prossimo mese di gennaio il colosso americano potrà coniare la nuova valuta. Al momento ogni decisione è rimessa alle autorizzazioni della Swiss Financial Market Supervisory Authority, l’ente che dovrà dare l’ultimo disco verde a Facebook.

Il cronoprogramma varato da Mark Zukerberg prevede, dunque, soldi veri (seppur dematerializzati) online dal 2021. Anche negli angoli più nascosti del pianeta non esiste popolazione che non abbia un telefonino, siano essi eschimesi, siberiani o abitanti dell’isola di Kaffeklubben. Perché non dare a tutti loro – è stato questo il ragionamento del giovane manager a stelle e strisce – la possibilità di utilizzare il proprio smartphone come un conto corrente tramite Facebook, gestendo un borsellino elettronico pieno – appunto – di Libre? 

Per chi crede che l’iniziativa del più popolare social network sia assimilabile più a quella di stampare soldi alla stessa maniera del condominio di Totò e Peppino nei panni di Antonio Bonocore e del ragioner Casoria ne La banda degli onesti si sbaglia di grosso: al progetto lanciato da Facebook hanno aderito colossi del calibro di Farfetch, Lyft, Shopify, Spotify e Uber. Tutti insieme appassionatamente per creare una nuova banca mondiale, ma stavolta interamente online e senza nessun collegamento con gli stati nazionali e con le loro politiche monetarie. Saranno queste aziende a supervisionare il progetto e lo sviluppo della valuta digitale, riunite in un consorzio denominato Libra Association (insieme, naturalmente, a FB, che però ha precisato di non voler detenere il controllo). Quartiere generale dei futuri 100 soci (al momento 28) sarà Ginevra. Proprio come le massime organizzazioni internazionali.

A differenza delle altre criptovalute come i bitcoin, Libra sarà “ancorata” (e garantita) ad un paniere “reale” costituito, in sostanza, da soldi “veri”. Quando un utente nel mondo chiederà di acquistare Libre, Facebook chiederà in cambio moneta sonante, come per qualsiasi compravendita avviene nella vita di ogni giorno (10 Libre, ad esempio, costeranno 10 euro). Il prezzo pagato dall’utente (a cui fa seguito l’emissione di un numero preciso Libre) permetterà alla Libra Association di acquistare, con quegli stessi soldi, titoli di stato e altri valori finanziari in giro per il mondo, così da garantire la moneta elettronica con un sottostante certo, liquido ed esigibile. 

Per questo, riferendosi alla nuova moneta di Zuckerberg, si dice che essa sarà ancorata a degli asset finanziari, valute e titoli di debito a breve scadenza (ma sicuri). Si assisterà, in sostanza, ad una trasformazione monetaria (infatti nulla, in termini economici, si creerà), limitandosi il social californiano a convertire la moneta pagata dagli utenti nel suo personalissimo denaro virtuale. Tale sistema permetterà ancora, a differenza dei bitcoin (dove il valore di questa criptomoneta è determinato dalla legge della domanda e dell’offerta), di creare una moneta sostanzialmente stabile, poiché appunto legata a strumenti finanziari a bassa volatilità (in termini tecnici Libra sarà una stablecoin, ovvero una moneta stabile).

Pagare cappuccino e cornetto inquadrando un codice sul bancone del bar, dunque, sarà presto possibile, così come contribuire al regalo di compleanno della nostra migliore amica con WhatsApp. Comprare il biglietto della metro avvicinando semplicemente lo smartphone all’apposito lettore è già una realtà. Ma con Libra, forse, lo sarà ancora di più. 

Foto di Simon liberamente tratta da Pixabay

Alessandro Alongi

Alessandro Alongi collabora nell’ambito del modulo di “Diritto della rete” all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, è specializzato in Relazioni istituzionali e Diritto parlamentare e attualmente si occupa di tematiche giuridiche e regolamentari presso l’Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete di TIM, oltre a svolgere attività di ricerca nell’ambito del Diritto dell’innovazione, del quale è autore di diversi studi e approfondimenti.