Leonardo Sciascia: parole e silenzi di un illuminista siciliano

Alla scoperta di Leonardo Sciascia, celebre illuminista siciliano, che tra parole e silenzi è figlio di quella Sicilia più autentica e profonda

Cento anni di Leonardo Sciascia…questo è il periodo trascorso dalla nascita, nel lontano gennaio 1921, di una delle maggiori personalità figlia della Sicilia più autentica e profonda.

Tante sono le immagini che evoca il suo nome: l’odore delle zolfare, senza le quali, come egli stesso sostiene, forse i suoi scritti non sarebbero mai esistiti ed attorno alle quali, si è consumata una tragedia che ne segnerà il percorso (il suicidio del fratello a cui mai seppe dare una spiegazione); ma anche la Sicilia oziosa ed operosa allo stesso tempo; le contraddizioni di una terra che trasuda il suo bisogno di giustizia e che necessita, per essere compresa, di addentrarsi all’interno di codici e consuetudini, al resto del mondo incomprensibili…una terra che mischia alle lacrime, il profumo del mare da cui Sciascia, però, visse sempre lontano.

Nato a Racalmuto, borgo agricolo in provincia di Agrigento, “paese straordinario” per i tanti personaggi in cerca d’autore che lo abitano, conduce poi i suoi studi a Caltanissetta, città che definisce “la piccola Atene” riferendosi al fermento culturale ivi  presente e dove incontra insegnanti ed intellettuali che avranno molto peso nella sua formazione, principalmente Vitaliano Brancati che contribuisce in modo decisivo allo sviluppo della sua coscienza civile e ne forgia l’impronta illuminista attraverso la lettura di autori francesi come Voltaire e Montesquieu.

In particolare, in questo periodo si accendono quegli ideali di Stato di diritto, giustizia e verità, che diventano punti cardine della quasi totale produzione letteraria (ma anche giornalistica) di Sciascia.

Uomo che accompagna ad una riflessività silenziosa, un carisma intellettuale nell’ inaspettata ed improvvisa loquacità, in grado di affascinare ed incuriosire chi lo ascolta …e dalla peculiare impronta ironica dei suoi scritti che non sfocia mai, però, nella comicità, ma che è intrisa, piuttosto, di triste constatazione.

Molti considerano il suo esordio, nonostante in verità si tratti del suo quarto testo letterario, “Le parrocchie di Regalpetra”. Si tratta dello scritto che segna un vero e proprio cambiamento nella vita di Sciascia.

Fino ad allora maestro elementare senza particolare entusiasmo, svolge il suo ruolo di scrittore esclusivamente in provincia, ma da quel momento in poi lui che non guida, né ha mai preso l’aereo si ritrova a salire e scendere da treni alla volta di scrittori e editori, con i quali inizia a tessere incessanti rapporti (ad esempio con Italo Calvino).

“È stato detto che nelle Parrocchie di Regalpetra sono contenuti tutti i temi che ho poi, in altri libri, variamente svolto. E l’ho detto anch’io”

Questo fervore nuovo, lo porta alla compilazione di quello che è uno tra i suoi più importanti romanzi, “Il giorno della civetta” opera che, per la prima volta, affronta il delicato tema della mafia e di cui l’autore stesso scrive:

 “… ho impiegato addirittura un anno, da un’estate all’altra, per far più corto questo racconto. Ma il risultato cui questo mio lavoro di ‘cavare’ voleva giungere era rivolto più che a dare misura, essenzialità e ritmo, al racconto, a parare le eventuali e possibili intolleranze di coloro che dalla mia rappresentazione potessero ritenersi, più o meno direttamente, colpiti. Perché in Italia, si sa, non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece che scherzare, si vuole fare sul serio”.

I romanzi di Sciascia, ed in verità tutta la sua produzione, pongono continui interrogativi sulle importanti questioni etico-politiche inerenti ai rapporti tra il Potere e i cittadini, verità e impostura… sarà questa caratteristica che gli varrà l’appellativo di scrittore politico per eccellenza.

Una ricerca incessante, una costante riflessione che continua anche successivamente al suo impegno concreto (e considerato esperienza deludente), prima nel PCI, col quale i rapporti saranno contrastanti e poi come deputato Radicale e che ben possiamo ritrovare nel “Contesto”, pubblicato nel 1971, dove Sciascia così si esprime, nella nota finale del libro:

” ad un certo punto la storia cominciò a muoversi in un paese del tutto immaginario; un paese dove non avevano più corso le idee, dove i princìpi – ancora proclamati e conclamati – venivano quotidianamente irrisi, dove le ideologie si riducevano in politica a pure denominazioni nel giuoco delle parti che il potere si assegnava, dove solo il potere per il potere contava.”

Cento anni di Leonardo Sciascia… ma tanti non bastano ancora per esaurire approfondimenti e analisi su uno scrittore, saggista, giornalista, drammaturgo, poeta…che ci ha lasciato un’ampia eredità (11 romanzi, 7 racconti, 22 saggi) e che tra silenzi e parole ha raccontato lati luminosi ed oscuri di una terra misteriosa come la Sicilia e di un’Italia che “va diventando Sicilia”.

“Credo nel mistero delle parole, e che le parole possano diventare vita, destino; così come diventano bellezza”.

Articolo di Monia Strazzeri.

Foto di Tama66 liberamente tratta da Pixabay