Le auto sostenibili del futuro

Oggi vediamo sempre di più pubblicità di auto elettriche o ibride, ci aiuta a capire qual è la differenza?

Esistono varie tipologie di auto: 1 – quelle completamente elettriche che richiedono la ricarica altrimenti non possono marciare, 2 – quelle ibride che affiancano ad un motore termico uno elettrico. Tra le macchine ibride esistono al momento 3 tipologie di tecnologie: full hybrid, mild hybrid e plug in hybrid.

Le auto full hybrid sono quelle dove il motore elettrico può trainare il veicolo in autonomia ed è affiancato da una batteria con discreta capacità

Nelle Mild Hybrid il motore elettrico è solo di supporto
Le MHEV (Mild Hybrid Electric Vehicle) integrano la forma di ibridazione più semplice ma il motore elettrico ha un ruolo minimo infatti è solo di supporto e non può trainare da solo il veicolo. Anche per questo viene definito ibrido leggero.

Le plug-in hybrid (PHEV: Plug-In Hybrid Electric Vehicle) hanno una batteria con una capacità maggiore rispetto alle full hybrid, il motore elettrico può trainare l’auto senza il motore termico e può dare un grande contributo anche sulle lunghe distanze. Esaurita la carica del motore elettrico (di solito dopo 50 km circa), interviene il motore termico.

Qual è quindi la migliore auto ibrida?

A questa domanda non esiste una risposta, dipende molto dall’uso che se ne fa e dal contesto (si vive in città? In campagna?) Per esempio le auto elettriche o plug in sono utili in città ma bisogna pensare a dove ricaricare (un box privato? si ha vicino casa una colonnina di ricarica?)

Quale sarà l’auto del futuro?

Come sempre quando si parla di tecnologia dobbiamo pensare che ci troviamo in una fase di transizione, infatti la tecnologia evolve sempre e quello che è attuale oggi non lo sarà fra 2 anni.

Non esiste un’auto del futuro ma un contesto del futuro. Oggi noi ragioniamo con le colonnine di ricarica ma è un approccio che probabilmente dovremo superare. Le auto del futuro saranno sicuramente completamente elettriche ma è necessario iniziare pensare all’infrastruttura a contorno (questa è la vera priorità). Le auto del futuro non dovranno essere ricaricate ma dovranno puntare ad un processo facilmente fruibile e rapido di “rifornimento” come quello che abbiamo oggi sulle auto tradizionali (mi fermo e faccio benzina in 5 minuti). Si dovrà poter accedere ad una stazione di servizio e contare su uno swap della batteria ad esempio, le aree di servizio diverranno quindi dei centri di ricarica e manutenzione delle batterie. La batteria non sarà di proprietà ma un servizio in sharing. Il personale delle stazioni di servizio dovrà essere riconvertito ad un nuovo lavoro.

Utopia? 100 anni fa le stazioni di servizio non esistevano.

Quindi ci troviamo all’inizio di una nuova era?

La storia si ripete, 100 anni fa se avessimo raccontato alla popolazione che avremmo avuto stazioni di servizio con distributori elettronici come quelli oggi presenti avremmo sicuramente scatenato almeno ilarità.

Le prime stazioni di servizio sono nate nei primi decenni del 1900, prima dell’inizio del secolo esistevano postazioni di rifornimento funzionanti. In precedenza con la diffusione dei primi veicoli con motore a combustione interna, i carburanti erano venduti in confezioni sigillate nelle drogherie e in negozi generici.

Oggi quindi dobbiamo pensare ad auto che abbiano batterie estraibili e compatibili tra loro (anche per un tema di impatto ambientale e sostenibilità) ad un processo di transizione e conversione delle attuali stazioni di servizio e di formazione del personale.

Le stazioni di servizio dovranno poter avere i mezzi per sostituire la batteria in sicurezza e in pochi minuti, il personale dovrà essere in grado di valutare l’efficienza del pacco batterie per avviare i processi di carica, rigenerazione e/o smaltimento.

Foto di Tayeb MEZAHDIA da Pixabay