DaD: LA DIDATTICA AL TEMPO DELL’EMERGENZA. CARATTERISTICHE E STRUMENTI.

Secondo appuntamento alla scoperta della didattica a distanza, con un focus su caratteristiche e strumenti utilizzati.

L’anno 2020 sarà ormai ricordato come il momento storico in cui una pandemia causata dal nuovo coronavirus Sars-Cov-2, mette in ginocchio lintero pianeta provocando danni inestimabili ai sistemi sanitari ed economici di tutto il mondo.

Altresì sarà rammentato come il periodo in cui un miliardo e seicentocinquanta milioni di studenti e studentesse, si vedono costretti ad interrompere le normali attività formative.

In base al monitoraggio dell’Unesco, infatti, 189 nazioni nel mondo, procedono alla totale chiusura degli istituti scolastici con un coinvolgimento del 98,4 per cento degli studenti.

Numeri talmente importanti ed in egual modo impressionanti hanno fortemente condizionato le previsioni sul raggiungimento dell’Obiettivo quattro dell’Agenda 2030, cioè Garantire unistruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti”.

Questo considerato che già nel periodo precedente la crisi, il diciassette per cento della popolazione mondiale (tra bambini e adolescenti), secondo il rapporto Global Education Monitoring 2020 della stessa Unesco, non aveva accesso alla scuola.

In Italia, la chiusura di sedi scolastiche ed università, a livello nazionale dal 9 di marzo 2020, ha costretto a casa circa dodici milioni di studenti, i quali si sono ritrovati ad affrontare una nuova modalità di formazione, la didattica a distanza (DaD) che diviene così baluardo dell’emergenza educativa e garanzia di un diritto costituzionale altrimenti negato.

La DaD, resa possibile da un’evoluzione storica nell’erogazione della didattica, analizzata nell’articolo precedente, viene ad oggi definita come “insegnamento (ed il suo metodo) impartito attraverso gli strumenti telematici”.

Detta così, però, non sembrerebbe chiara la sua differenza rispetto alla formazione a distanza già menzionata, per cui va specificato un ulteriore elemento che la caratterizza e cioè la frequenza nell’utilizzo di strategie didattiche da remoto nonché la sistematizzazione della classe virtuale, ossia un ambiente di apprendimento non fisico reso possibile dalla connessione simultanea, su una piattaforma, di professori e studenti.

A tal proposito è necessario fare una distinzione tra lezioni asincrone e sincrone, le quali riportano sostanziali differenze negli ambiti sia di autonomia nello studio che di riflessione ed interazione tra i vari attori dell’esperienza formativa.

Entrambe prevedono l’utilizzo di piattaforme on line le quali, nel caso di lezioni asincrone, diventano uno spazio per attività strutturate e documentabili, dove i docenti possono caricare una serie di materiali didattici che vanno da contenuti video, audio, testi scritti, link di siti internet e così via, propedeutici all’apprendimento di argomenti specifici e che il discente può visionare in modalità non simultanea al loro inserimento.

Si accompagnano quasi sempre alla relativa richiesta allo studente dello svolgimento di esercitazioni, nonché produzioni e rielaborazioni in forma scritta o digitale che rendano evidenza dello studio portato a termine.

Per quanto riguarda le lezioni sincrone, la piattaforma diventa lo strumento attraverso il quale, la tradizionale lezione in classe, viene trasportata in un ambiente digitale (la c.d. classe virtuale su menzionata) in cui insegnanti e alunni possono, attraverso sessioni di comunicazione interattiva audio-video, interagire in tempo reale.

I contenuti possono essere inoltre erogati anche attraverso la condivisione dello schermo tra gli stessi, e si può procedere alla immediata verifica orale degli apprendimenti.

I primi mesi della pandemia, hanno privilegiato sicuramente la modalità asincrona con l’invio di videolezioni registrate, e-mail dalle quali stampare materiale formativo ed i compiti da svolgere, fino all’ausilio di contenuti didattici caricati su YouTube.

Le motivazioni di questa scelta iniziale, sono la risultanza di vari fattori quali le disparità dei “curriculae” digitali di docenti (spesso supportati, nell’utilizzo delle nuove modalità didattiche, attraverso webinar e formazioni on line dedicate) ed istituti, la predisposizione degli stessi nell’accogliere un cambiamento così improvviso e destabilizzante , le diverse età dei discenti delle scuole di vario ordine e grado e la relativa opportunità della loro presenza in video per numerose ore…ma anche elementi prettamente tecnologici, quali l’analisi e la scelta di piattaforme adeguate (ad esempio Edmodo, GoogleClassroom, WeSchool), la velocità o la presenza stessa delle connessioni e l’immenso problema in termini di digital divide!

Nel periodo preso in esame, infatti, il relativo rapporto Istat evidenzia numeri significativi in ambito di divario digitale indicando, tra l’altro, una percentuale del 33,8 % di famiglie prive di device come tablet o pc che ne limita fortemente l’accesso sia alla tecnologia che, conseguentemente, alla DaD di tipo sincrono e, nonostante le diverse iniziative (pubbliche e private) volte ad un ridimensionamento di tale percentuale, i risultati raggiunti non sono ancora sufficienti a sanare quella che ormai è una nuova forma di discriminazione sociale e culturale che la didattica a distanza ha, suo malgrado, accentuato.

Un balzo dell’istruzione verso il futuro, quindi, che insieme ad uno sguardo ottimistico rivolto alle enormi potenzialità ed alla ricerca di equilibri ad esse funzionali, deve volgerne un altro in direzione delle evidenti crepe, perché questa nuova occasione diventi fruibile per tutti.

Esamineremo, la prossima volta, alcuni degli effetti psicologici e sociali derivanti dalla DaD.

Articolo di Monia Strazzeri.

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