FLIPPED CLASSROOM ED HYBRID LEARNING: LA DIDATTICA DEL FUTURO
Dalla DaD verso forme di didattica sempre più integrata: ultima tappa della nostra analisi, con uno sguardo agli scenari futuri
Nonostante la DaD abbia assunto in questi mesi il ruolo, a volte controverso, di didattica emergenziale, è innegabile che questa “impennata tecnologica” e le relative competenze maturate, abbiano costruito un percorso verso nuovi scenari di apprendimento.
Auspicando che la scuola ritorni il prima possibile, per tutti, in un’aula fisica, sarà anche importante non disperdere l’esperienza del digitale per costruire una nuova forma di didattica che ne valorizzi i vantaggi.
Si renderà cioè necessario dotarsi di quella che l’Unesco definisce Future Literacy (FL) e cioè la capacità che “consente alle persone di comprendere meglio il ruolo che il futuro avrà in ciò che vedono e fanno”, così da modernizzare un mondo come quello scolastico che ormai da tempo necessita dell’introduzione di nuovi strumenti ed essere più in armonia con le esigenze ed abilità facenti capo alle nuove generazioni.
Per sfruttare le opportunità offerte dal digitale ed i suoi linguaggi, diviene fondamentale provvedere alla relativa formazione ed aggiornamento del corpo docente, perché possa prendere possesso di quelle competenze necessarie ad utilizzare al meglio la tecnologia disponibile e per superare l’obsoleto schema di didattica on line, basato sull’erogazione della lezione con video frontale e con le stesse modalità tradizionali dell’aula.
Altrettanto importante è promuovere lo sviluppo delle digital skills nell’intera popolazione italiana (punto debole evidenziato anche dall’Europa), la quale mancanza si è confermata, purtroppo, come principale criticità nell’esperienza con la DaD.
Porre rimedio al gap accumulato, quindi, per portare la scuola verso il futuro e preparare gli studenti ad affrontare un mondo del lavoro sempre maggiormente competitivo e per il quale la didattica tradizionale non è più sufficiente.
L’istruzione, in questo momento al centro del dibattito pubblico come non accadeva da anni, non abbandonerà la tecnologia ma punterà a proporre modelli di innovazione sempre più inclusivi e buone pratiche di didattica integrata, come ad esempio attraverso il “game based learning” ovvero giochi e videogiochi aventi finalità didattiche, oppure l’impiego della robotica per supportare lo sviluppo del pensiero computazionale, o ancora l’integrazione tra coding (utilizzando linguaggi di programmazione come Scratch) e l’arte.
Si potrebbe assistere, inoltre, ad un incremento di pratiche come la Flipped Classroom in fase sperimentale già in alcune scuole italiane e comunemente utilizzata nei paesi del nord Europa.
Si tratta di un sistema didattico che prevede la fruizione asincrona di alcune parti teoriche degli insegnamenti attraverso materiali (video, esercizi, simulatori…) che il docente carica su un’apposita piattaforma, per poi passare al perfezionamento della didattica in aula orientata alla messa in pratica delle cognizioni precedentemente apprese attraverso, ad esempio, lo sviluppo di project work.
La Flipped Classroom fornisce uno scenario interessante anche dal punto di vista pedagogico, chiamando gli studenti ad assumere maggiore autonomia nel processo di apprendimento e consapevolezza degli obiettivi da raggiungere orientandoli, in tal modo, verso un atteggiamento maggiormente responsabile.
L’insegnante, a sua volta, utilizza questa interdisciplinarità per stimolare riflessione e pensiero critico, guidando i discenti nel percorso educativo attraverso rielaborazioni condivise “learning by doing”.
Al momento sembrerebbe quindi che sarà proprio “l’Hybrid Learning” l’erede designato della DaD, una formula in cui la scuola tradizionale e l’utilizzo di software e hardware tecnologici si fondano insieme al servizio degli studenti.
Una forma di apprendimento innovativa e suggestiva che conservi però la sua impronta di socialità e di cooperazione, dove bambini e ragazzi possano ritrovare un gruppo, l’energia, il dinamismo e nel contempo voltarsi per sorridere (finalmente non in digitale) al compagno di banco!
Articolo di Monia Strazzeri.
Photo by Annie Spratt on Unsplash