Lualdi (Deloitte): “Il piano Transizione 4.0 ora è possibile”
Lualdi, Deloitte: “Rendere strutturale o prorogare il piano Transizione 4.0, ora con i fondi Next Gen EU è possibile”
“Attraverso i fondi del Next Gen Eu è fondamentale potenziare e prorogare il piano Transizione 4.0, che si pone l’obiettivo di stimolare investimenti privati e dare certezza alle imprese sui nuovi incentivi disponibili. È necessario rendere strutturale o almeno quinquennale il credito Ricerca, Sviluppo e Innovazione, portando le aliquote almeno al 25% per consentire agli imprenditori di pianificare gli investimenti su più esercizi e con un orizzonte temporale ben preciso. Affinché gli incentivi agli investimenti in Ricerca e Sviluppo producano benefici concreti, questi investimenti necessitano di una pianificazione a medio lungo termine”.
Ne scrivono sul sito di Deloitte Italia Alessandro Lualdi, Managing Partner Tax & Legal e Ranieri Villa, Global Investment and Innovation Incentives Leader, commentando il nuovo piano nazionale Transizione 4.0 e le opportunità concrete per il mondo imprenditoriale alla luce del Pnrr finanziato con i fondi del Next Gen Eu.
“Anche se quanto è stato fatto non può che essere valutato positivamente – hanno proseguito Lualdi e Villa – è ancora troppo poco soprattutto in proporzione ai fondi disponibili. Sono stati impegnate meno del 10% delle risorse disponibili. Invece positiva è stata la proroga al 2022 e il potenziamento del Credito per investimenti in beni strumentali nuovi, con un focus particolare su Industria 4.0, estendendo l’agevolazione anche ai beni immateriali non 4.0 con risorse nazionali quindi non rientranti nel Pnrr”.
Su possibili novità riguardanti l’Irpef e la possibilità di poter incentivare l’occupazione, con tagli di tasse temporanei per specifiche categorie, Lualdi ha dichiarato: “È sempre rischioso e spesso poco efficiente varare misure articolate che impegnano la macchina dello stato in controlli successivi per reprimere abusi. Meglio intervenire sull’impalcatura di norme già esistenti andando ad alleggerire il prelievo sul lavoro (tramite il taglio del cuneo fiscale) e aumentare le detrazioni IRPEF per chi effettua spese tracciabili. Il rilancio dei consumi interni e quindi la crescita è l’unica via per ridurre il debito pubblico e per essere in grado di ripagare in futuro il debito aggiuntivo che l’Italia sta contraendo. Per quanto riguarda l’aumento dell’occupazione, bisogna ricordare che l’Unione Europea richiede l’utilizzo dei fondi per una crescita sostenibile ed inclusiva non per l’inclusione sociale fine a sé stessa: la crescita genera nuova occupazione”.
Sui propositi di crescita legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Lualdi e Villa hanno commentato così: “Per l’Italia, con il 28% di fondi attribuiti, è un’opportunità unica. Basti pensare che il secondo Paese per risorse attribuite è la Spagna con il 22%, ma il terzo è la Polonia con il 10%, mentre tutti gli altri Paesi hanno percentuali inferiori alla doppia cifra. Questi fondi andranno utilizzati per la crescita. Quindi meno sussidi e ristori, più investimenti in linea con le priorità individuate nelle raccomandazioni specifiche: almeno il 37% della dotazione del piano dovrebbe sostenere la transizione verde e almeno il 20% la trasformazione digitale”.
“Si tratta di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva che deve premiare di più chi più investe in innovazione sostenibile, digitalizzazione, ricerca, sviluppo e formazione. L’innovazione è l’unica via per fare ripartire la crescita a medio lungo termine. È infatti ampiamente dimostrato che la spesa in ricerca ed in innovazione è un investimento che spinge i fatturati, aumenta o mantiene la competitività. Come ha sostenuto la stessa Banca d’Italia nell’audizione alle Commissioni Finanza e Bilancio di Camera e Senato, il solo aumento della spesa pubblica non è sufficiente a fornire il necessario incentivo ad un aumento duraturo dell’accumulazione privata, indispensabile ad assicurare più elevati livelli di crescita. E la crescita è l’unica via percorribile per ridurre il debito pubblico”.
Fonte Immagine: Comunicato Stampa Deloitte