Tassonomia Verde, Legambiente favorevole su voto Parlamento UE

In merito alla questione Tassonomia Verde, si tratta del primo importante risultato che apre la strada alla bocciatura della proposta di considerare gas fossile e nucleare come fonti energetiche sostenibili

Le Commissioni Ambiente ed Affari Economici dellEuroparlamento hanno votato a favore della risoluzione di rigetto della proposta della Commissione Ue sulla Tassonomia Verde. La decisione finale spetta ora alla prossima plenaria del 4-7 luglio a Strasburgo.  “Si tratta di un primo importante risultato – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente che apre la strada alla bocciatura della proposta di considerare gas fossile e nucleare come fonti energetiche sostenibili, in base al regolamento sulla tassonomia che classifica gli investimenti verdi. Una decisione importante che può scongiurare, rigettando la proposta della Commissione, un duro colpo al Green Deal Europeo e a un’ambiziosa politica climatica in grado di fronteggiare l’emergenza climatica. Proposta in forte contraddizione con la scelta europea di puntare con REPowerEU su rinnovabili ed efficienza energetica in risposta alla crisi energetica scatenata dalla guerra russa in Ucraina. Ed è anche una proposta senza alcuna base scientifica, come invece richiede il regolamento”

La proposta della Commissione europea, infatti, è stata adottata nonostante il parere fortemente contrario della Piattaforma sulla Finanza Sostenibile (PFS), ossia del gruppo di esperti indipendenti nominati dalla stessa Commissione per il supporto scientifico necessario alla redazione di questa proposta di Atto Delegato Complementare per l’attuazione del regolamento sulla tassonomia. La PFS, nelle sue raccomandazioni alla Commissione, ha evidenziato che il nucleare va escluso in quanto non rispetta i criteri (previsti dall’articolo 17 del regolamento sulla tassonomia) relativi al principio sul non arrecare danni significativi all’ambiente, in particolare per quanto riguarda la gestione e lo smaltimento delle scorie radioattive. L’esclusione del gas fossile, invece, è motivata dal fatto che gli impianti a gas per poter fornire un contributo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici, come richiesto dal regolamento, devono emettere meno di 100 gr CO2e/kWh, mentre gli impianti più efficienti oggi a disposizione emettono non meno di 316 gr CO2e/kWh.   

In linea con il parere scientifico del PFS, anche l’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC), oltre 370 tra i maggiori investitori internazionali con un portafoglio di 50 mila miliardi di euro, ha chiesto di escludere il gas fossile dal regolamento sulla tassonomia, in quanto “si indirizzerebbero capitali verso attività non compatibili con l’impegno UE verso la neutralità climatica entro il 2050”.   

“L’Europarlamento – conclude Mauro Albrizio, responsabile dell’ufficio europeo Legambienteora può e deve rigettare la proposta della Commissione ed evitare così che centinaia di miliardi di euro, anziché essere investiti in rinnovabili ed efficienza energetica, vadano sprecati con il nucleare e il gas fossile aggravando la duplice crisi climatica ed energetica”.  

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Michele Mattei

Nato a Tivoli nel 1994, dopo il diploma di maturità scientifica si è laureato in Comunicazione Pubblica e d’Impresa e in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo presso la facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Appassionato di storia e di sostenibilità, attualmente scrive articoli per diverse testate e si occupa di volontariato con il Servizio Civile Nazionale in ambito sociale, culturale e ambientale.