Venaria reale apre le porte al regno dei videogame

“Play- videogame, arte e oltre”. Una mostra dove mettersi in gioco

di Monia Strazzeri

La Reggia di Venaria Reale: quale migliore location per accogliere quello che rappresenta un vero e proprio regno…quello dei videogame?

Dalla sua nascita ad oggi ha coinvolto ed assorbito sempre più profondamente le generazioni vecchie e nuove, raccontando una realtà che si ispira sì al passato ma anche a visioni futuristiche, creando scenari paralleli colmi di una forza creativa assolutamente affascinante!

Play- videogame, arte ed oltre  vuole essere tutt’altro che una mera descrizione dell’evoluzione di un fenomeno, ma  divenire invece un’ occasione per mettersi in gioco, per rispondere a quesiti inaspettati attraverso un’esperienza immersiva che riveli la complessità di un universo dalle mille sfaccettature.

La mostra curata da Fabio Viola e Guido Curto,  disponibile presso le sale della Reggia dal 22 luglio al 15 gennaio 2023, rappresenta un invito ad un approccio del tutto innovativo su quella che puo’ considerarsi la “decima forma d’arte” e che si presenta  come un sunto di tutte le altre, a servizio della nostra quotidianità.

Un affaccio privilegiato per la comprensione, attraverso l’evoluzione della forma videoludica, di fenomeni economici, linguistici, sociali e culturali nonché politici.

Una mostra che non inaugura nuovi titoli (anche se non mancano le postazioni dove provarne), ma altresì comporta una riflessione su quello che è il nostro ruolo rispetto ad una fruizione partecipata dei media, che si sostituisce a quella passiva più familiare ai boomers.

Così dopo un primo ingresso in uno scrigno multimediale dove risaltano numerosissime action figure che richiamano idoli dagli albori dei videogame fino ad epoche più recenti, si intraprende un viaggio seducente alla scoperta di alcune curiosità che conducono al prodotto finito.

Ad esempio l’influenza che i grandi maestri d’arte quali De Chirico, Kandinsky o Escher hanno avuto nelle creazioni dei level designer a cui dobbiamo i disegni e le scenografie virtuali dei videogiochi.

La magia di cui  musicisti come il compositore danese Jesper Kyd (noto soprattutto per le colonne sonore di Hitman e Assassin’s Creed) hanno saputo vestire scenari immaginifici.

Ed ancora l’archetipo narrativo dei videogame che diventa traguardo dell’intera narrazione sul mito umano e che crea nuove definizioni di vita e di morte in una mitologia affidata fiduciosamente allo storydoing (permettendo ai giocatori di partecipare attivamente all’evoluzione della storia in oggetto, attraverso le loro scelte).

Insomma…che  si tratti di produzioni ad alto budget ( i cosiddetti titoli AAA) o di quelle a costo più limitato, ogni videogioco è ormai terreno garantito per sperimentazione e creatività, mettendo in sinergia le potenzialità di differenti discipline ed ingegni.

Ci si chiede così, se tutto questo faccia  dei videogiochi qualcosa che influenza le identità individuali e collettive

se sia in grado di renderli alla stregua di uno spazio politico…od ancora  se i videogame siano semplicemente l’ultima evoluzione del gioco che ha sempre fatto parte della vita dell’uomo.

Questi alcuni tra gli interrogativi a cui la mostra offre degli interessanti spunti rivelatori mentre si attraversa una indimenticabile camera anni 90 con tanto di commodore64 e zaino invicta che giace in un angolo (una vera chicca per i  nostalgici) e procedendo per la più innovativa realtà virtuale con visore a disposizione degli utenti…fino a concludere il viaggio in una stanza dalle pareti bianche dove colorati e per nulla tecnologici post-it custodiscono i pensieri dei visitatori…forse a voler designare, alla fine, l’uomo come unico giudice di un percorso eccezionale!

Foto di Monia Strazzeri