Think Tank Trinità dei Monti: quale futuro per l’EMU?

Il Think Tank Trinità dei Monti si occupa di un tema scottante: “Reforming the European Monetary Union in 2020

Il Think Tank Trinità dei Monti torna ad occuparsi di un tema cruciale: “Reforming the European Monetary Union in 2020”. E lo fa in un momento delicato, nel quale sono in attesa di essere attivati i programmi di supporto economico a beneficio degli stati membri.

Nel corso del webinar tenutosi martedì 20 ottobre si sono infatti approfondite le necessarie dinamiche per una riforma strutturale dell’Unione monetaria europea. Questo affinché sia in grado di rispondere significativamente a futuri shock simmetrici ed asimmetrici, come la crisi del debito sovrano e la recente emergenza Covid-19.

L’evento ha visto la partecipazione di interlocutori del calibro del Prof. Paul De Grauwe, docente in European Political Economy della London School of Economics and Political Science (LSE), e del Prof. Nicola Acocella, Professore emerito di Politica Economica all’Università di Roma La Sapienza. Il dibattito ha avuto come moderatore Emanuele Errichiello, Research Fellow in Affari Europei del Think Tank Trinità dei Monti, nonché ex allievo di Paul De Grauwe alla LSE.

“Stiamo tutti vivendo una fase molto delicata a livello globale a causa della diffusione del Covid-19. Le basi teoriche del gruppo di politiche volte a far convergere in tre fasi le economie degli Stati membri dell’UE, meglio noto come Unione Monetaria Economica, sembrano sotto molti aspetti obsolete. L’unione monetaria è nata incompleta e sta affrontando una crisi che pochi avrebbero potuto prevedere. Data questa situazione esterna, è fondamentale che si definisca una nuova road map. Vogliamo che i nostri leader comprendano e controllino il momento, non che siano governati dallo stesso”. Così commenta Pierlugi Testa, il Presidente di Alumni Economia Sapienza e del Think Tank Trinità dei Monti.

Gli argomenti discussi durante l’incontro

Durante il webinar, svolto sotto la Chatam House Rule, si è sottolineato come sia doveroso cambiare il mandato della Banca Centrale Europea, focalizzandosi sulla crescita. Ciò attraverso l’introduzione dei nuovi strumenti del debito comune e di una completa politica fiscale da associare a quella monetaria. Tutto questo per rendere l’Unione maggiormente simmetrica e coordinata. L’esistenza dei bilanci e dei debiti dei governi nazionali è infatti al centro della fragilità dell’Unione Monetaria. Parte dei bilanci e del debito nazionali devono essere consolidati in una componente centrale: questa è la chiave.

In primo luogo, un tale consolidamento creerebbe un’autorità fiscale comune, in grado di emettere debito in una valuta sotto il controllo di tale autorità. Ciò proteggerebbe gli Stati membri dall’essere costretti al default dai mercati finanziari. In secondo luogo, centralizzando i bilanci del governo nazionale in un bilancio condiviso, è possibile organizzare un meccanismo assicurativo che trasferisca risorse al paese colpito da uno shock economico negativo. Il successo a lungo termine dell’Eurozona dipende dal continuo processo di unificazione politica: una tappa fondamentale sarebbe quella di istituire la BCE dell’onere di prestatore di ultima istanza, aprendosi a nuove idee economiche, rifiutandone i dogmi.

Soprattutto a causa dell’esplodere dell’incertezza generata dalla diffusione della pandemia, inoltre, si è posto l’accento sugli Eurobond, considerato un passaggio cruciale da preservare per rafforzare l’Unione Economica e Monetaria. Una riflessione proposta è stata quella di fissare a zero i valori degli Eurobond delle Banche Centrali, al fine di alleggerirne i debiti pubblici. Vista la fragilità dell’Unione Monetaria, e il rischio sempre vivo di una nuova crisi del debito sovrano post Coronavirus, la necessità di un’unione di bilancio in grado di emettere debito contribuirebbe all’eliminazione del mercato obbligazionario nazionale, il quale destabilizza il flusso di capitali. Si è infine detto come il nuovo strumento per la ripresa, il Next Generation UE, vada nella direzione di primo passo per la transizione ad un’Unione maggiormente solida ed integrata.

Michele Mattei

Nato a Tivoli nel 1994, dopo il diploma di maturità scientifica si è laureato in Comunicazione Pubblica e d’Impresa e in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo presso la facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Appassionato di storia e di sostenibilità, attualmente scrive articoli per diverse testate e si occupa di volontariato con il Servizio Civile Nazionale in ambito sociale, culturale e ambientale.

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