L’America al voto tra hacker e fattucchiere

Così, tra attacchi informatici e sortilegi arcani, l’America sceglie il suo Presidente

Oggi, finalmente, il dado sulle elezioni presidenziali in America verrà tratto. Come ogni competizione a stelle e strisce che si rispetti, l’esito elettorale non mancherà di riservare sorprese.

La campagna elettorale da parte dei due contendenti, il Presidente uscente Donald Trump e il suo sfidante democratico Joe Biden, non ha mancato di suscitare incertezze, perplessità e incidenti di percorso. Al termine dei quali gli americani, verosimilmente nei prossimi giorni, finalmente potranno sapere chi sarà il 46° successore di George Washington. Nonostante l’esito dei sondaggi (che vedono Trump inseguire Biden, avanti di diversi punti), il conteggio dei voti postali e le preferenze espresse anticipatamente da molti stati potrebbero riservare un coup de théâtre. Ma non solo per questo.

Al centro del dibattito si è posto, nei giorni scorsi e con prepotenza, la presunta influenza esterna di alcune organizzazioni estere sulla campagna elettorale in America. Un film già visto anche in occasioni delle precedenti elezioni del 2016. Lo scorso settembre Microsoft, infatti, ha reso noto di aver intercettato dei cyber-attacchi ai propri sistemi, in gran parte provenienti dalla Russia, Cina e Iran. Attacchi rivolti contro “individui e organizzazioni politiche” legate proprio alla competizione elettorale chiusa ieri.

L’opera dei “guastatori” virtuali sembra essere stata piuttosto bipartisan. Gli hacker, infatti, avrebbero preso di mira tanto lo staff di Donald Trump che quello di Joe Biden. Proprio il candidato democratico sembra essere stato vittima di congiure da parte di hacker cinesi. Il loro interesse riguardava le mail scambiate nei mesi scorsi tra lo sfidante dell’attuale presidente e i suoi collaboratori. Il tycoon newyorkese, invece, è stato oggetto di poco lusinghiere attenzioni iraniane. Un hacker, dall’evocativo nome di “Phosphorus”, “tra maggio e giugno 2020, ha tentato senza successo di accedere ai conti dei funzionari dell’amministrazione e di Donald Trump per lo staff della campagna presidenziale”. Così scrive Microsoft in un post sul suo sito.

Ma, come se non bastasse, le influenze sulla corsa alla Casa Bianca non arriverebbero soltanto dal mondo virtuale. Ma anche, a quanto pare, dal mondo dell’aldilà.

Complici i due potenti pleniluni di ottobre, un gruppo di sedicenti streghe ha lanciato un anatema contro Trump in grado, a sentire le novelle fattucchiere, di sabotare le elezioni e “cacciare” Trump fuori dalla scena politica.

Le nuove maliarde, riunite tutte all’interno di un gruppo Facebook denominato “Bind Trump”, messi da parte (almeno al momento) pentoloni e scope volanti, hanno lanciato un primo sortilegio in occasione del secondo dibattito con Biden. Ma il vero banco di prova delle megere (il nuovo Sabba digitale conta più di 6.000 iscritti) lo si è avuto in occasione dello scorso 31 ottobre e 2 novembre. In queste due evocative date sono stati lanciati altrettanti incantesimi “Blue Wave” ai danni del magnate americano. Non sono mancate, naturalmente, le rivendicazioni sul contagio da Covid contratto da Trump, opera – almeno a sentire le arpie – della loro potente azione.

Anche se pochi ritengano che del caso debba occuparsene il Santo Uffizio (specie dopo le tensioni tra il Segretario di Stato Mike Pompeo e la Santa Sede, in seguito alla mancata revoca dell’accordo tra il Vaticano e la Cina per la nomina dei Vescovi) gli sguardi sono tutti rivolti all’esito di oggi. A dipendere dal risultato, a Washington si potrebbe celebrare un nuovo, moderno, falò purificatore. 

Fonte immagine: Pixabay

Alessandro Alongi

Alessandro Alongi collabora nell’ambito del modulo di “Diritto della rete” all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, è specializzato in Relazioni istituzionali e Diritto parlamentare e attualmente si occupa di tematiche giuridiche e regolamentari presso l’Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete di TIM, oltre a svolgere attività di ricerca nell’ambito del Diritto dell’innovazione, del quale è autore di diversi studi e approfondimenti.