ARRICCHIRSI DI INCLUSIONE!

Inclusione, ovvero quando la diversità diventa occasione di cambiamento

Nel 2011 esce nelle sale cinematografiche il film Café de Flore.

Il titolo riprende una canzone celebre in Francia negli anni 60, che fa da filo conduttore a due spaccati di vita apparentemente separati e relativi a periodi storici differenti.

L’encomiabile Vanessa Paradis interpreta qui una madre, in lotta per l’integrazione del figlio affetto da trisomia 21…una madre che insiste sull’importanza dell’inserimento dello stesso in una scuola pubblica e nel relativo beneficio che può apportare lo scambio quotidiano con altri bambini.

Laurent (questo è il nome del figlio) può fare tutto… può dimostrare di arrivare a qualsiasi obiettivo…e questo diventa per la madre una missione…lo scopo della vita!

Perché è di vite che si parla quando si parla di inclusione… un’espressione da insegnare velocemente alle nuove generazioni, per dare loro il tempo di esplorarla nonché interiorizzare e apprezzare l’arricchimento che può apportare alle nostre vite.

A pochi giorni dall’iniziativa promossa dalle scuole e cioè “la giornata dei calzini spaiati”, nata qualche anno fa per promuovere sentimenti di amicizia e accoglienza tra grandi e piccoli, questo tema si propone oggi come una delle principali missioni che la società si prefigge: dagli spazi educativi, alle aziende, dalle famiglie allo sport!

Inclusione non come tolleranza della diversità…ma come gioiosa accoglienza, condivisione, capacità di guardare all’altro senza giudicare, riuscire a pensarlo speciale proprio per la sua unicità.

Ma come arrivare a tutto questo?

La stessa etimologia della parola diversità rimanda ad espressioni come allontanarsi e cambiare direzione.

Il termine in sé, quindi, riporta alla sensazione di “paura” verso tutto ciò che si allontana da quelli che sono i nostri personali canoni estetici, esistenziali, le nostre credenze, le quali diventano unico modello di vita possibile.

Tale paura, d’altronde, ha origine da un meccanismo cognitivo spontaneo quale la categorizzazione che, seppur utile alla costruzione di una propria identità, sta purtroppo alla base della formazione del pregiudizio, in questo caso negativo.

Ciò che non conosciamo rappresenta una minaccia poiché non abbiamo categorie in cui collocarlo…e questo innesca una serie di atteggiamenti che possono giungere all’estremo, fino all’odio, nei confronti del diverso.

È, quindi, fondamentale che tutti lavoriamo per dirigere il pregiudizio verso le diverse categorie di orientamento sessuale, condizione di disabilità psicofisica, credo religioso, etnia …verso una percezione positiva.

Molte aziende mostrano oggi grande sensibilità nei confronti delle suddette tematiche, diffondendo una cultura inclusiva al loro interno attraverso webinar o formazione, che offrano occasioni di confronto tra i lavoratori.

Altre ancora utilizzano testimonial per i loro prodotti e servizi, che rivoluzionano i diversi canoni radicati negli individui.

Ma è dalla società stessa che, in primo luogo, bisogna partire!

Perché quest’ultima possa infatti definirsi progredita, deve mostrarsi in grado di rendere fruibili per tutti, i servizi erogati in termini di cultura, formazione, mobilità; di proporsi, insomma, come un luogo che garantisca ad ogni cittadino il diritto di partecipare!

La società ha anche il compito di adoperarsi per coinvolgere le famiglie, affinché possano acquisire consapevolezza del loro peso educativo diventando esse stesse veicolo dell’inclusione.

Ma, soprattutto, intervenire nel luogo dove il bambino sperimenta il primo contesto sociale autonomo rispetto ai genitori, cioè la scuola. Una scuola dove tutti gli attori possano lavorare in sinergia perché gli alunni riescano a perseguire il raggiungimento di obiettivi educativi e didattici, attraverso un insegnamento che consideri i diversi stili di apprendimento degli studenti; che riconosca il delicato e fondamentale ruolo degli insegnanti in questa partita, sostenendoli con mezzi adeguati e una formazione continua, essenziale per elaborare soluzioni e strategie condivise.

Una scuola, insomma, dove si possa imparare che la diversità non fa più paura, ma è solo un’imperdibile occasione per crescere con consapevolezze nuove!

Diventeremo tutti un po’ come quei divertenti calzini spaiati, che abitano i piedi dei bambini con l’entusiasmo della loro diversità!

Articolo di Monia Strazzeri.

Foto di geralt liberamente tratta da Pixabay