LA “BOLLA” DI VARESE: COME A DISNEY WORLD!

Nella “bolla” di Varese, osservando l’NBA nasce “un’avventura” ai tempi del lockdown.

Mentre arrivano le prime immagini dall’estero di italiani in viaggio alla ricerca di attimi di normalità, il 28 di marzo giunge all’epilogo un’esperienza vissuta sul nostro territorio e precisamente a Varese, nata dal fresco entusiasmo di oltre venti ragazzi tra i sedici ed i diciotto anni, determinati a mettere fine al lockdown prendendo spunto “dall’operazione NBA” a Disney World!

Il mondo NBA è infatti rimasto radunato ed isolato nel famoso parco divertimenti in Florida, in una sorta di “bolla” (bubble), così come è stata definita, per avere la possibilità di portare a termine la stagione 2019-20, interrotta bruscamente dalla pandemia da Covid-19.

Nasce così l’idea della “bolla dell’oratorio di Varese”, tre settimane da trascorrere insieme, valorizzando il contatto umano, lontani dalle relazioni vissute attraverso i social network ed un mondo esclusivamente digitale nel quale i giovani sono stati bruscamente catapultati!

Il percorso ha reso necessarie numerose valutazioni principalmente con riferimento alle relative norme di legge: studiare le possibilità di applicazione dei vari DPCM emessi che prevedono in alcune parti comuni, la facoltà di un’aggregazione non formale su regole specifiche, ad esempio.

Con l’aiuto del Prefetto, promotore nel coinvolgimento del Comitato Tecnico Scientifico è stato poi possibile ottenere una risposta positiva ai vari quesiti, nati in fase di analisi.

Dopo circa tre mesi trascorsi per ottenere i permessi, il 19 febbraio è arrivata l’autorizzazione ufficiale ed il 7 marzo… è iniziata l’avventura!

Un tampone in ingresso per tutti con l’impegno di rimanere in bolla (ovvero all’interno dell’oratorio di Biumo Inferiore) almeno quattordici giorni (cioè il tempo di una quarantena) e la previsione di un tampone in uscita.

I giovani protagonisti della curiosa esperienza hanno così potuto rivivere insieme momenti di comunità (continuando comunque a fruire della DaD come previsto dalla colorazione della zona): praticare sport di squadra, suonare in gruppo, cucinare insieme, organizzare la “serata film” …cose del tutto normali e scontate appena un anno fa, ma che oggi si sono perse dietro ad attività tutte filtrate da uno schermo.

Un’esperienza di condivisione ed amicizia quindi, per superare l’isolamento a cui la pandemia ha costretto un po’ tutti, ma penalizzando in particolare quella fascia di età che con la didattica a distanza e la chiusura degli sport di contatto, ha visto svanire le spesso uniche occasioni di aggregazione con i coetanei, con conseguenze sociali e psicologiche per le quali cresce continuamente l’interesse e la preoccupazione degli esperti.

La bolla di Varese rappresenta un modo intelligente di trovare una soluzione al disagio mettendo a fuoco gli esempi positivi e che, naturalmente, non è passato inosservato.

Sabato scorso, infatti, Leonardo, Rachele e Riccardo (tre dei ragazzi che hanno vissuto questa esperienza) sono stati ospiti di Massimo Gramellini nella trasmissione “Le parole della Settimana”, in onda su Rai3 ed hanno così avuto occasione di raccontare personalmente la formula utilizzata per “recuperare il tempo perso durante il lockdown” e che ha interessato tutta Italia tra quotidiani nazionali, social e TV.

Tra gli obiettivi dei protagonisti di questa avventura, tra l’altro, vi è la realizzazione di un racconto on line e magari fare sì che l’esperimento diventi un progetto concreto messo nero su bianco da “promuovere e rendere un po’ più sistematico”.

Si delinea un futuro, quindi, per questa storia di amici che si ingegnano per stare più’ vicini poiché come affermato dal filosofo, scrittore e poeta Henry David Thoreau “non esiste nulla che renda il mondo tanto spazioso come avere amici molto distanti; sono loro che formano le latitudini e le longitudini”… e se questa asserzione avrebbe mesi fa evocato in noi un’immagine di luoghi da esplorare e libertà, oggi ci ricorda invece, che abbiamo bisogno tutti di accorciare le distanze!

Articolo di Monia Strazzeri.

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