Lovecraft: perché sentiamo ancora la necessità di leggerlo?

In occasione dell’ottantacinquesimo anniversario della morte di Lovecraft, ecco una riflessione sul “Solitario di Providence”.

Oggi 15 marzo cade l’ottantacinquesimo anniversario della morte di Howard Phillips Lovecraft. Universalmente riconosciuto uno dei maggiori scrittori di letteratura horror, il “Solitario di Providence” si spense infatti all’età di 46 anni, precisamente il 15 marzo del 1937.

Quasi sconosciuto in vita, nei decenni dopo la sua morte H. P. Lovecraft fu riscoperto e ottenne una celebrità postuma prima in alcune nicchie e poi presso un pubblico sempre più vasto; fino a divenire un vero e proprio “classico”. Le sue opere, che hanno influenzato gran parte dell’horror e della fantascienza del XX secolo, ancora oggi continuano a ispirare una vasta produzione artistica. Numerosi esempi di tale contaminazione possono essere riscontrati nel mondo del cinema, dei videogame, delle arti visive e della musica.

Infatti, il suo stile narrativo, fortemente ispirato alla produzione letteraria di grandi scrittori del calibro di Edgar Allan Poe o di Lord Dunsany, ha lasciato un segno indelebile nell’immaginario collettivo. Basti pensare proprio all’ingresso nel linguaggio comune del termine “lovecraftiano”; un aggettivo da tempo utilizzato quando si deve trovare una definizione per concetti le cui caratteristiche spaventose travalicano di molto i confini del senso comune.

Se il più evidente segnale della consacrazione di un autore si ha quando il suo nome diviene un aggettivo qualificativo, ecco allora una palese dimostrazione dell’importanza esercitata da Lovecraft. Nonostante ci siano voluti decenni per rendersene conto e per accettarlo, la sua fama di scrittore ci appare oggi come un dato di fatto inconfutabile.

Un altro buon motivo per leggere il “Solitario di Providence” è perché il contenuto delle sue opere risulta più contemporaneo della realtà. I suoi scritti, i suoi racconti, secondi solo a quelli di H. G. Wells nel loro idealizzare il genere fantascientifico, hanno dato origine ad un nuovo genere letterario, detto “weird fiction”.

Nel weird (letteralmente “strano”) egli ha difatti coniugato magistralmente l’horror e la fantascienza con la paura ancestrale dell’ignoto. Un ignoto cosmico che fugge la logica limitata degli esseri umani, che travalica la realtà, spezzandola, aprendo squarci di consapevolezza su un universo folle e insensato in cui tutto agisce senza il consenso umano.

Insomma, leggere Lovecraft oggi ci aiuta a comprendere le logiche dell’esistenza molto più di quanto possano fare altri testi letterari. Specialmente se consideriamo il momento difficile che stiamo vivendo, totalmente immersi nella sensazione di dipendere da qualcosa di alieno e di microscopico che sfugge al nostro controllo.

Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay

Michele Mattei

Nato a Tivoli nel 1994, dopo il diploma di maturità scientifica si è laureato in Comunicazione Pubblica e d’Impresa e in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo presso la facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Appassionato di storia e di sostenibilità, attualmente scrive articoli per diverse testate e si occupa di volontariato con il Servizio Civile Nazionale in ambito sociale, culturale e ambientale.